Print Friendly, PDF & Email

Martedì sera, 28 marzo, nel contesto delle iniziative per il 90° anniversario della fondazione del CAI di Imola, Giuseppe Pompili, nostro socio, ha presentato e commentato il filmato “Tchadar Ladakh Trek: da Leh a Padum in inverno sul fiume Zanskar ghiacciato”.

Tchadar in lingua ladakha significa fiume gelato e per Tchadar Trek s’intende il trek lungo le gole del fiume Zanskar in inverno. Questo itinerario è stato effettuato nel febbraio del 2016 da un gruppo coordinato dal nostro socio Giuseppe Pompili in una regione del Ladakh situata all’estremo nord dell’India. L’itinerario del trek segue per circa 60 chilometri il corso del fiume che si snoda lungo profonde gole, in zone ove non vi è alcuna strada. Partendo dalla città di Leh (3.486 m slm), capoluogo della regione, si raggiunge in auto il punto di confluenza del fiume Zanskar con l’Indo. Oltre questo luogo iniziano le gole dello Zanskar che s’inoltrano nella catena omonima. D’inverno, l’ombra delle alte pareti lascia le anse serpeggianti del fiume perennemente in ombra e ne permette il parziale congelamento. Questo fatto rende possibile la percorrenza a piedi dell’alveo del fiume gelato, con la possibilità di trascinare anche una slitta. Da secoli, questa è la più agevole, per non dire l’unica, via di comunicazione in inverno tra Padum, capoluogo della remota regione dello Zanskar, a Leh, capoluogo del Ladakh.

La stessa Leh, nel periodo invernale, è completamente isolata dal resto dell’India e raggiungibile esclusivamente in aereo. Il trek lungo le gole dello Zanskar ripercorre il medesimo itinerario che i locali fanno, da secoli, per raggiungere il loro capoluogo, Padum e recarsi in preghiera presso i monasteri di Karsha e Lingshed.

Pompili, organizzatore e accompagnatore del viaggio, ha illustrato il trek durato cinque giorni all’andata e altrettanti al ritorno (avvenuto lungo il medesimo percorso dell’andata). Nei tratti in cui il fiume è completamente ghiacciato il problema maggiore per chi lo percorre è l’equilibrio: la superficie gelata è liscia come uno specchio e non è saggio usare i ramponi per non correre il rischio di spezzare il ghiaccio e sprofondare sotto. Anche gli scivoloni e le conseguenti cadute sono inevitabili e la prudenza nella progressione non è mai abbastanza per evitare qualche capitombolo. Fortunatamente nessuno è mai caduto nei punti in cui la corrente scorre veloce tra i lastroni di ghiaccio, fatto da evitare assolutamente per il concreto pericolo di essere trascinati sotto il ghiaccio, con le immaginabili conseguenze…

Nell’inverno del 2016 i tratti in cui la superficie del fiume non era completamente gelata erano numerosi: anche qui si constata l’innalzamento globale delle temperature. Spesso si procedeva a mezza gamba nell’acqua gelata, il cui contatto … non era per nulla gradevole. Nonostante gli stivali del gruppo giungessero sotto al ginocchio, in certi passaggi non erano alti abbastanza da evitare infiltrazioni e alla sera non restava che far asciugare calzini e calzature al calore del fuoco dei profumanti sterpi di ginepro raccolti lungo le sponde del fiume.

Bellissime ed emozionanti le immagini!

Per ulteriori immagini e informazioni su questo viaggio ecco il link al sito dell’autore:

http://www.paesieimmagini.it/Zanskar/FZanskar2016.htm  (per le foto)

http://www.paesieimmagini.it/Filmati/Tchadar2016Proiezione.htm  (per il filmato)

 

(Foto della serata: Massimo Pieni; tutte le altre foto: Giuseppe Pompili)