(MAGGIO 2018)
Chi non ha mai sentito parlare dell’Aspromonte? Direi che la quasi totalità di noi ne conosce il termine collegandolo però agli anni dei sequestri e a episodi di cronaca nera.
Invece l’ Aspromonte che decidiamo di conoscere noi, come sezione del Cai di Imola vuole essere l’altro Aspromonte, quello pieno di storia,di cultura di gastronomia. Insomma non solo trek ma anche riscoperta di un territorio, di un pezzo di questa nostra Italia troppo spesso mal giudicata. Cosi, detto fatto, il 19 maggio alle prime luci dell’ alba in 23 ci imbarchiamo a Bologna su un aereo che ci porterà a Lamezia Terme, dove ci aspettano gli incaricati della Naturaliter, l’agenzia locale a cui ci siamo affidati per questa nostra esperienza.
Brevi saluti di presentazione, e saliti sui pulmini, si parte per l‘avventura. Prima destinazione, Reggio Calabria, una visita ai Bronzi di Riace è d’obbligo, chi non li conosce? Non occorrono spiegazioni per la descrizione di queste meraviglie del mondo antico davanti alle quali non si può che rimanere stupiti per così tanta bravura e armonia nel raffigurare il corpo umano. Dopo questa tappa si riparte subito, il programma della giornata è intenso, il paese di Pentadattilo ci aspetta. Un paese pieno di storia antica e di cultura greca sulla costa Ionica, che deve il suo nome alla località in cui sorge, una rupe a forma di 5 dita. Ma se questo ha contribuito molto alla sua fama, ne ha anche decretato l’abbandono pressoché totale essendo zona sismica soggetta a crolli. Qui visitiamo la chiesa e alcuni monumenti; poi via di nuovo in pullman alla destinazione finale della giornata, l’agriturismo il Bergamotto, dove veniamo accolti da un brindisi di benvenuto in questa magnifica location piena di fiori e profumi calabresi. Qui soggiorneremo due giorni e avremo modo di conoscere il bergamotto, un agrume dal sapore aspro, che solo qui riesce a crescere. Un frutto, come ci viene spiegato dal sig. Ugo, proprietario dell’agriturismo, che ci accompagna a visitare gli agrumeti, che fino al dopo guerra era fortemente richiesto per le sue proprietà farmaceutiche, poi abbandonato perché sostituito da sostanze più facilmente reperibili, ma che ora rivive un momento di rinascita poiché fortemente richiesto e rivalutato in diversi campi, come la cosmesi, per le sue proprietà di fissatore di profumi. Come da programma il nostro sarà un viaggio alla scoperta di questa terra, non solo trek. Cosi raggiungiamo paesi come Gallicianò, piccolo borgo arroccato sotto un monte la cui caratteristica principale è quella di aver conservato un forte legame con le sue origine greche. Infatti si parla ancora il greco antico e le indicazioni stradali sono anche in greco. Una visita guidata alla piccola chiesetta Ortodossa e alla caratteristica piazza sono d’obbligo, poi un pranzo a base di prodotti tipici locali su una splendida terrazza con vista mare allietati da una musica di etnia grecanica concludono l’escursione.
Giungiamo quindi nel centro dell’area grecanica, e Bova, piccolo borgo di 500 abitanti a 840 m s.l.m., ne è la capitale. La raggiungiamo il giorno dopo, attraverso un ripido sentiero. Qui veniamo ospitati da famiglie locali, e con la guida Maria, assegnataci dall’agenzia, ne apprezziamo i tesori artistici, come il duomo e il castello normanno, posto in cima al paese, in posizione strategica, da cui si gode una vista superba sul mar Ionio. Il trek continua, il paese abbandonato di Roghudi ci aspetta nella tappa successiva. Ci arriveremo dopo 6 ore di cammino, dopo una lunga discesa che ci farà giungere fino alla fiumara Amendolea, la più vasta della Calabria. Con il termine fiumara si indica il letto di un fiume molto largo, normalmente ricco di acqua d’inverno e quasi secco nel periodo estivo.
Il paese di Roghudi sorge praticamente su un crinale della montagna che scende nella fiumara. Era stato ristrutturato recentemente, poi abbandonato per motivi sismici. Risalirlo e ripercorrerlo fa un certo effetto. Le recenti infrastrutture abbandonate, gli ambienti con ancora qualche mobilio danno un senso di profonda tristezza al pensiero a chi ha dovuto forzatamente abbandonare la casa, nella quale magari era nato. Ma si continua, e ora si entra nella parte più impegnativa del trek, quella che toccherà i monti più alti dell’Aspromonte. Il paesaggio infatti cambia. La macchia mediterranea viene sostituita da boschi di conifere, il clima si fa più fresco, le ginestre con il loro giallo folgorante la fanno da padrona nel paesaggio.
La tappa che ci aspetta sarà lunga 7 ore con un dislivello di più di 1000 m, niente male, e noi che credevamo di fare un trek tutto sommato leggero. Siamo accompagnati dal mitico Antonio, un personaggio molto particolare, figlio di queste terre. Al posto del solito bastoncino usa una piccola ascia con un manico molto lungo. Subito incute timore,ma poi conoscendolo ed entrando in confidenza si rileva una persona tutt’altro che scontrosa. Insieme a lui attraverso boschi e praterie di felci scendiamo alle imponenti cascate del Maesano dove una consistente massa d’acqua attraverso più balzi sprofonda nella gola sottostante verso il mare. E si non si può dire che in Aspromonte manchi l’acqua. La trasferta successiva prevede una sosta a Gambarie, località sciistica della Calabria, a 1300 m s.l.m. Ci accoglie un clima alpino, nebbioso e piovigginoso, un cambiamento radicale. La successiva escursione sulla costa Tirrenica, sopra Scilla si svolge in mezzo alla nebbia, in un verde lussureggiante della costa piena di fiori e piante aromatiche, ma del panorama, che dovrebbe essere eccezionale, ne vediamo ben poco. Breve visita al paese di Scilla che pur essendo molto turistico conserva una sua identità e tradizione calabrese. La sera si torna sullo Ionio, il sole ci aspetta. È incredibile la differenza di clima e vegetazione fra le due coste. Dal verde lussureggiante di quella tirrenica si torna al paesaggio quasi africano di quella Ionica. Dei bungalow a pochi metri dal mare ci aspettano e finalmente possiamo fare un bagno in acque cristalline e, a dire il vero, neanche tanto fredde.
Il viaggio ormai volge al termine; una breve visita alla Vallata delle Grandi Pietre, formata da enormi monoliti a forma sferica sopra il suggestivo borgo di Natile Vecchio, suggella nel migliore dei modi la conclusione di questa settimana full immersion nella Calabria a tanti ancora sconosciuta.
Che dire? Io ero forse il più scettico nella scelta di questo percorso, ma mi sono ricreduto!
Certo sono abituato ad altre montagne e qui è un’altra cosa; ma l’accoglienza, il folclore il sapore, l’ospitalità, la cucina e, diciamolo pure, anche le contraddizioni di questa terra che cerca nel turismo e in particolare nei suoi giovani una sua riscossa da un passato e purtroppo anche da un presente troppo spesso ricordato solo per episodi di cronaca nera, meritano rispetto e aiuto, e noi possiamo darlo con la nostra presenza e considerazione.
Un ringraziamento doveroso va all’agenzia, la “NATURALITER”, che ha provveduto egregiamente al nostro soggiorno, assecondandoci pazientemente anche nei nostri piccoli capricci e a Claudio e Monica, i nostri organizzatori del Cai di Imola.
Sante

Verso il paese di Gallicianò

Gallicianò – Teatro Greco

Caratteristico scorcio sul paese di Scilla

Scilla dalla parte del mare

Foto di gruppo sul porto di Scilla

Fiumara di Amendolea

Paese di Roghudi

Sentiero sommerso dalle ginestre

La natura selvaggia dell’ Aspromonte

Lo spettacolo spettrale della foresta bruciata da recenti incendi

Si cammina attraverso un muro di ginestre

foto di gruppo in cima al Castello Normanno di Bova

Balconata verso le Cascate del Maesano

Foto di gruppo nella zona della Rocca del Drago

La vallata delle Grandi Pietre – i Monoliti