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A pochi chilometri da Imola, poco prima di Codrignano, guardando a est con un po’ di attenzione, si può vedere una forma particolare, un pinnacolo, una specie di campanile, un pilastro che emerge dai calanchi.
Non è il “Campanile Basso” del Brenta e non è nemmeno il “Campanile di Val Montanaia”; non è di pietra, ma di sabbia giallastra cementata, non si erge per centinaia di metri ma per molto, molto meno. Ha però una sagoma caratteristica, una struttura unica. Vale davvero la pena di vederlo (e lo si vede anche da via Codrignano, anche se personalmente sarò passato di lì qualche centinaio di volte senza accorgermene!)

Mi fermo con la descrizione perché altri l’hanno fatta molto meglio di quanto sappia fare io.

Di seguito:
– Il “dito” di Codrignano, di Antonio Zambrini, pubblicato in ua|3p università aperta terza pagina n. 1 – gennaio-marzo 2018
– Il contenuto di un post della pagina Facebook di Antonio Zambrini di febbraio 2017
– Una serie di foto, alcune recenti, altre del “secolo scorso”; foto di Antonio Zambrini, di Paolo Montevecchi e qualcuna del sottoscritto
Giannino

Da: ua|3p università aperta terza pagina n. 1 – gennaio-marzo 2018 – pagg.41-42

 
 
 
 
 

VECCHIE STORIE DEL “DITO” DI CODRIGNANO.

(Da Facebook di Antonio Zambrini, febbraio 2017)
Alla fine degli anni ’80 il pinnacolo, ancora compatto, suscitò un po’ di interesse. Nel 1987 portai gli ideatori della Grande Escursione Appenninica, Alfonso Bietolini e Gianfranco Bracci, giornalisti di punta nel settore dell’escursionismo, a spasso per i nostri calanchi, compresa la zona di Tombarelle alle spalle di Codrignano; scrissero un articolo, pubblicato su Airone n°78 del 1988, che descriveva il nostro sentiero n°703, il Giro del Rio Mescola dove esisteva, allora, un piccolo “dito” di argilla, ora crollato.

Sempre nell’estate 1988, Vittorio Lega e Alessandro Marchi, di Faenza, con piccozze e ramponi, salirono la “cima” del pinnacolo, forse la prima e unica salita, usando la tecnica già sperimentata dagli imolesi (Paolo Viaggi, il sottoscritto, ecc.) nei calanchi di Frassineto, sotto Montecalderaro.

 

Foto di Vittorio Lega (1988)

 

Alfonso Bietolini verso Tomabarelle ed il “dito” (1987)

 

Vittorio Lega in vetta

 

L’aspetto della cresta nel 1988, non ancora scomposta in tre parti

 

 

 

Foto di Enio Lanzoni (presumibilmente 1973)

 

Vittorio Lega in arrampicata sul “dito”

 

Mappa (Paolo Montevecchi)

 

Foto di Paolo Montevecchi (MAR/2017)

 

Foto di Paolo Montevecchi (MAR/2017)

 

Foto di Paolo Montevecchi (MAR/2017)

 

Foto di Paolo Montevecchi (MAR/2017)

 

Foto di Giannino Comoretto (GEN/2017)

 

Foto di Giannino Comoretto (GEN/2017)

 

Foto di Giannino Comoretto (GEN/2017)

 

Foto di Giannino Comoretto (GEN/2017)