Quella della Memoria è una ferrata piuttosto recente: è stata inaugurata il 2 ottobre 2015 e permette di risalire, in totale sicurezza, il primo pilastro del monte Borgà, sopra Casso, quasi nel punto in cui la stretta valle del torrente Vajont si apre sul Piave e, quindi, sull’abitato di Longarone.
E’ stata attrezzata in ricordo della tragedia del Vajont, appunto: il 9 ottobre 1963, alle 22.39, un enorme pezzo del monte Toc si riversò nell’ invaso a monte della diga provocando il sollevamento di una gigantesca massa d’ acqua che scavalcò la diga dirigendosi, poi, a tutta velocità verso il Piave e Longarone. Nel giro di pochi minuti morirono 1910 persone, uccise prima dall’incredibile spostamento d’ aria (pari a quello causato dallo scoppio di due bombe atomiche!) che dilaniò i corpi rendendoli irriconoscibili, e poi dall’ azione distruttrice di acqua e fango che travolsero e sommersero tutto ciò che incontravano sulla loro strada. Bambini, anziani, uomini, donne, intere famiglie furono “annullate” e cancellate dalla faccia della terra. Una tragedia immane che ha segnato per sempre questo bellissimo territorio e le sue genti.
Era circa metà settembre quando proposi a Giannino di organizzare insieme un’ uscita del CAI di Imola sulla ferrata del Vajont: “Ma si Doni! Che bella idea!”.
E così, dopo aver effettuato un primo sopralluogo, sabato 22 ottobre in 17 partiamo da Imola.
L’ idea è quella di fare la ferrata e, tempo permettendo, visitare il paesino di Casso o partecipare alla visita guidata del coronamento della diga organizzata dal Parco delle Dolomiti Friulane.
Si tratta di una ferrata breve ma intensa, soprattutto nei primi due tratti, molto verticali ed esposti: il cavo d’ acciaio è ben teso, staffe, cambre e pedivelle metalliche aiutano ad affrontare la forte verticalità della parete rocciosa, anche se la presenza di fango dovuto alle piogge dei giorni precedenti rende gli appigli scivolosi ed insidiosi. Procediamo spediti e sicuri: l’ umore è alto, tutti sono impressionati dalla profondità della gola su cui ci stiamo arrampicando, e man mano che saliamo cominciano a palesarsi la diga e il monte Toc alle sue spalle.
Alle 13.30 siamo in vetta: dopo le foto di rito e dopo esserci rifocillati un po’ (c’è il sole, è vero, ma è pur sempre la fine di ottobre e una tazza di tè caldo è proprio quello che ci vuole!) decidiamo di scendere alla diga e di partecipare alla visita guidata.
Un’esperienza, questa, intensa ed emozionante, forse anche più della scalata appena terminata: 2 ore in cui la guida del Parco ha cercato di raccontarci non solo cosa avvenne quella notte, ma soprattutto i “perché” che portarono a quella tragedia… Un racconto da far accapponare la pelle e da far chiudere lo stomaco, come l’ immagine di tutte quelle bandierine colorate (quasi 500), ognuna delle quali riporta il nome di un bimbo morto quella notte.
Sono le 17 quando rientriamo alle auto. Il sole sta lentamente sparendo dietro i monti che circondano Longarone e il freddo comincia nuovamente a farsi sentire, pungente come dev’ essere alla fine di ottobre. E’ ora di tornare a casa.
E mentre scendiamo verso Belluno lo sguardo va ancora una volta a quella gola, a quelle montagne, a quella diga che piano piano sparisce inghiottita dalle rocce: è stata una giornata incredibile, perfetta, emozionante nella sua bellezza di una natura splendida e nella sua tragicità di un passato che è ancora ben presente.
Una giornata che penso rimarrà nel cuore e nel ricordo di tutti noi ancora per lungo tempo.
Donatella Massaro, CAI Imola.
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Gran bella ferrata. I tratti più ripidi secondo me erano molto fattibili, non si faticava a trovare appigli, la roccia si prestava bene a offrire spunti di appoggio. Unico neo forse essendo in tanti e essendo che nei giorni precedenti il meteo non è stato dei migliori, gli appigli più favorevoli non erano sempre pulitissimi. Molto belle le progressioni verticali, mi sono davvero divertito. La lunghezza è giusta, si arriva a fine ferrata non particolarmente stanchi ma soddisfatti. Alla fine della ferrata, il sentiero si divide in due: si sale per Casso o si raggiunge la diga. Noi siamo saliti verso Casso, gran bel paesino, dove abbiamo trovato una simpatica signora che ci ha rifocillato alla grande! Che dire, grazie a tutti della bella giornata!Davide Spazian |

La foto di gruppo al termine della ferrata.

Il tracciato della ferrata

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Sentiero per chi ha optato per visitare Casso

Il badge per l’escursione guidata alla diga

Il torrente Vajont

La forra del Vajont vista dal coronamento della diga.

La forra del Vajont; in primo piano il coronamento della diga.

Il percorso protetto, sul coronamento della diga.

Dal coronamento della diga: sulla sx la vecchia strada di inizio ‘900; nello sfondo Longarone.

Il sentiero di avvicinamento

Il sentiero di avvicinamento; nello sfondo: Longarone.

Comincia il “verticale”

Si intravvede la diga

Il monte Toc

Il bosco cresce sulla roccia trasportata dalla frana

La diga

La diga e il ponte-tubo

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Vajont 9 ottobre 1963

Che tristezza … una fila interminabile di bandierine …

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La diga , vista dalla zona in cui c’era il cantiere

La forra del Vajont

Diga del Vajont – schema assetto attuale