Insieme alla più nota falesia di Vecchiano, il Monte Serra a Buti, è una palestra di roccia storica dell’area pisana. Si arrampica su verrucano, un solido conglomerato quarzoso di origine metamorfica che impone un’arrampicata d’aderenza dove non mancano però obbligate soluzioni di forza. Una ventina i monotiri nei due settori del Ghiaccetto e della Vela (vie prevalentemente su strapiombo che richiedono continuità nei passaggi di forza) e due vie lunghe: The Phantom of the Opera (3L, 55 mt., 5a/4C/5b) e la Obi Wan Kinobi (2L, 60 mt. 5C/6A+).
I settori sportivi presentano tutti una moderna messa in sicurezza a fix o a tasselli resinati che ha affiancato anche la precedente ed assai malandata attrezzatura a spit e a chiodi alpinistici delle vie più vecchie. Un’altra perla di questo sito è la ferrata di Sant’Antone armata dalla sezione CAI di Pontedera. Si tratta infatti d’un raro esempio di via ferrata di bassa quota. Questo fatto però, unito alla sua relativa brevità (una ripetizione necessita di ca. 2 ore) non deve trarre in inganno.
La Sant’Antone infatti è caratterizzata da ripetuti passaggi atletici e da una varietà di situazioni (aderenze, verticalità ardite, pioli, staffe, discese esposte, spigoli strapiombati e non da ultimo un ponte sospeso) che le conferiscono un meritato grado di difficoltà D (Difficile). Di corollario v’è poi un luogo altamente suggestivo dove gli uliveti cedono il passo a distese di pini marittimi, di lecci e castagni. Non a caso, il Monte Serra, che con i suoi 917 mt. slm è la cima più alta dei Monti Pisani, fa parte d’una riserva naturale di interesse provinciale.
Il 27 Novembre 2011 (spostando a causa del meteo, l’iniziale pianificazione del 6/11) in 7 soci del nostro gruppo alpinistico (Elisa, Donatella, Lorenzo, Guido, Paolo, Davide ed io) abbiamo così passato una piacevole giornata a cimentarci con la Sant’Antone ed ad arrampicare sulle vie sportive. Un generoso sole autunnale ha riscaldato le nostre ripetizioni, inondando di luce brillante i corbezzoli rossi di frutti, i cremisi e gli ocra silvani di questo nascosto gioiello dell’alpinismo toscano.
Marcello Orioli