L’anticima meridionale del Monte Catria (1701 m s.l.m.), denominata Corno del Catria (1185 m s.l.m.), è un imponente sperone di calcare compatto che s’affaccia sulla stretta gola del torrente Sentino al confine tra Marche e Umbria (punti d’accesso ideali sono Cagli, Sassoferrato e Gubbio). La maestosità di tale, cima unita alla selvaggia bellezza dell’isolato angolo dell’appennino in cui si trova, hanno attirato da sempre le attenzioni di arrampicatori e rocciatori. Negli anni sono quindi stati attrezzati siti ed itinerari di tipologie assai diversificate.
Alle sue pendici, lungo la Gola del Corno, non lontano da Isola Fossara, si trova una bella palestra di roccia che offre una ventina di difficili motori su placca tecnica, alcuni dei quali vantano la firma illustre di Maurizio “Manolo” Zanolla.
La madre di tutte le vie alpinistiche del Corno, invece, è sicuramente quella che dalla grande cengia mediana vince lo spigolo sud-orientale del primo pilastro. Aperta originariamente nel 1964 da Castellani-Marra-Vampa, nel 2000 è stata richiodata da Castellani-Gnucci che hanno aggiunto 2 ulteriori tiri partendo dal grottone alla base della parete sud-occidentale. L’itinerario denominato “Un mercoledì da Leoni” consta ora di 6 lunghezze, con difficoltà prevalentemente di V (un paio di passi di VI e VI+) . La chiodatura è mista a fix e chiodi alpinistici. Sullo spigolo sud-occidentale dello stesso pilastro, si sviluppa invece Hena (Mazzolini-Dal Re, 2002) , 6 tiri con difficoltà fino al VII- e di grande impegno psicologico vista la difficile proteggibilità di alcuni passaggi. Un bell’itinerario in placca è invece rappresentato dalla Via del Centenario (Castellani-Tenti), sulla parete sud-est, 170 m di sviluppo con difficoltà fino al VI+. Anche questa via è ben attrezzata a chiodi e spit.
Per l’uscita del nostro gruppo alpinistico del 25-03-2012 (eravamo in 6: Stefania, Fabiola, Donatella, Claudio, Bando ed io) abbiamo invece scelto un itinerario ancora diverso: la Via Normale. Si tratta d’un sentiero alpinistico messo in sicurezza da Castellani-Tenti nel 2008 e denominato anche “Anello Castellani”. Questo itinerario si sviluppa attorno al Corno, salendo in direzione nord-ovest dalla Sella del Corno (1.049 m. s.l.m.) e ritornandovi da sud-est. Non si può poi non combinare questa salita con l’avvicinamento lungo la cresta meridionale che dalla strada di fondovalle ( SS360 ) sale direttamente alla Sella . Il sentiero di cresta infatti è già di per sè una bella avventura alpinistica visto che si snoda lungo tratti di grande esposizione che richiedono passo fermo e totale assenza di vertigini (anelli d’assicurazione comunque sempre presenti).
Pur non sviluppandosi lungo gradi molto elevati, questo itinerario non è assolutamente da sottovalutare in quanto richiede una buona preparazione fisica (calcolare ca. 8 ore complessive), adeguato equipaggiamento e conoscenza d’uno spettro piuttosto ampio di tecniche e manovre alpinistiche.
Lasciate le macchine in una piazzola a destra lungo la SS360 in località Valdorbia, subito dopo il vecchio molino (ora B&B), si sale il pendio a sinistra e si comincia a salire la cresta che diviene via via più affilata mentre il sentiero si fa sempre più aleatorio. Si passano quindi tratti di totale esposizione su entrambi i lati con una progressione che ricorda moltissimo quella dei Balzi dell’Ora sul Corno alle Scale.
Una volta giunti alla Sella quindi si sale alla cengia mediana con difficoltà che non superano il II grado (presenti comunque spit d’assicurazione ed anelli di calata). Si fa sosta sopra uno stretto canale, a sinistra della cengia, lungo il quale ci si cala in doppia fino al prato sottostante. Qui, camminando con la parete sulla destra (sempre presenti ancoraggi per progredire in conserva), si supera una sella e s’arriva alla base del canalino della Rombuscaia. Il canale parte piuttosto appoggiato per diventare poi decisamente verticale, obbligando ad una bella arrampicata in opposizione (passi di IV). Ci si sposta quindi sulla spalla sinistra e con movimenti delicati (la roccia risulta piuttosto friabile) si guadagna l’uscita al lato occidentale del prato di vetta. E’ questo sicuramente il tratto chiave di tutto l’itinerario. Risalito il pendio in direzione est si raggiunge l’ometto di vetta a pochi metri dal quale si trova la forcella con il primo anello di calata. Si scende sul lato orientale, con quattro doppie più una quinta eventuale, per evitare di disarrampicare un infido canalino detritico, e ci si riporta in prossimità della Sella del Corno.
A questo punto si è fuori dalle difficoltà alpinistiche: sia che si scenda ripercorrendo la cresta in senso inverso oppure lungo i prati tenendo la roccia sulla destra, si devono affrontare ancora circa due ore di cammino tra crochi ed asparagi selvatici.
Un bicchiere di Rosso Conero ed una crescia farcita a Cantiano sono la giusta ricompensa di questa avvincente salita.
Marcello – CAI Imola