Il cosiddetto settore Montiego della Balza della Penna è un grande diedro esposto ad ovest, in una zona molto appartata di questa montagna. L’accesso non è di certo agevole visto che è raggiungibile o dalla vetta, dal paese di Montiego, calandosi in doppia (“come in Verdon ma con qualche grado in meno” cit.) oppure risalendo un aspro e ripido ghiaione.
Le sue potenzialità alpinistiche furono scoperte da due alpinisti del CAI di Pesaro che nel 1992 aprirono la prima storica via: Coi 120 Cavalli di Alfredo. Successivamente il settore andò in abbandono ed stato solo a partire dalla metà del primo decennio nel XXI secolo che grazie al lavoro soprattutto di alpinisti pesaresi e successivamente riminesi che ne è avvenuta una riscoperta in senso alpinistico. Vi si trovano attuale 6-7 itinerari tutti di placca. Lunghezze di circa 60-70 metri. Difficoltà media (con eccezione dei 120 Cavalli che è invece nettamente superiore) IV e V. Le protezioni sono a spit e le soste attrezzate. Si tratta quindi d’un settore ideale per i corsi d’alpinismo ma è anche un’ottima palestra ove ripassare le manovre di corda in un ambiente non troppo ostile.
Questo è stato il nostro intento: sabato 16 aprile di buon ora (alle 6:00!) siamo partiti da Imola alla volta della Balza. Dopo un po’ d’incertezza sul punto in cui cominciare la risalita del ghiaione (avevamo optato per la salita dal basso) abbiamo infine raggiunto la base del diedro. Preparati rapidamente i materiali abbiamo quindi cominciato le salite. Eravamo in sei quindi sono venute tre cordate. La giornata pur essendo di sole pieno è stata caratterizzata da un forte vento. Le raffiche soprattutto in cima al diedro erano talmente violente da far volar via le corde. Questo ha aggiunto ulteriori difficoltà al nostro esercizio visto che per tenere i materiali sotto controllo abbiamo comunque dovuto mettere in atto tutte le tecniche del caso.
Le salite si sono alternate alle discese ripetendo soste, tecniche d’assicurazione, nodi e contro-nodi.
Perché fare alpinismo non è solo fare scalate tecniche alla ricerca della difficoltà ma anche dedicare una parte del proprio tempo all’esercizio delle tecniche di sicurezza ed autosoccorso. Ripassare le manovre, ripeterle fino all’automatismo, guardare e confrontarsi con gli altri alpinisti: questa è una parte tutt’altro che secondaria del bagaglio d’uno scalatore. Un grazie agli amici che hanno condiviso questa preziosa giornata: Floriana, Doni, Giannino, Gildo e Mauro.
Marcello Orioli